Sì, ma solo fino a un certo punto. Le sabbie mobili sono costituite da una massa di sabbia, argilla e sale intrisa d’acqua, incapace di sostenere pesi. Apparentemente il terreno sembra solido, ma quando vi ci si appoggia, acqua e sabbia formano un aggregato instabile, in cui il liquido annulla l’attrito tra i granuli: per questo si sprofonda.
IMMERSI A METÀ. In un secondo momento, acqua e argilla si separano, e la massa solida rimasta aderisce fortemente alla superficie del corpo. Diventa così difficile liberarsi, ma se è vero che agitandosi la situazione peggiora, non si affonda del tutto: esperimenti di laboratorio hanno mostrato che, quando la sabbia e l’acqua tornano a mischiarsi, la galleggiabilità del fango aumenta e i corpi immersi vengono sollevati di nuovo.
Lo hanno dimostrato due team di fisici dell’Università di Amsterdam e della Scuola normale superiore di Parigi, riproducendo la composizione delle sabbie mobili in laboratorio con una miscela di sabbia, acqua e argilla. Il corpo umano ha una densità inferiore a quella delle sabbie mobili (circa 1 g per ml contro 2 g per ml) e può affondarvi solo per metà del suo volume.
NIENTE CORDE. È però impensabile tirare fuori una persona a forza dalle sabbie mobili, per esempio facendola aggrappare a un ramo o una corda: infatti per estrarre un solo piede ci vorrebbe la forza che serve per sollevare un’auto e, per la resistenza, il corpo si spezzerebbe. Il modo migliore è fare piccoli movimenti coi piedi per creare uno spazio e poi inclinare il corpo all’indietro, aspettando di trovarsi in posizione orizzontale e, quindi, galleggiare.
NIENTE PANICO. Rimanere calmi, lasciarsi cadere all’indietro e ampliare la superficie a contatto con l’acqua sono quindi buone regole salvavita.
Con gesti molto lenti ci si deve liberare di pacchi, zaini, e di tutto ciò che, per il peso, può trascinare a fondo più rapidamente. Quindi bisogna cercare di stendersi sul dorso, tentando di fare il “morto” come in acqua e facilitando così il galleggiamento. Se si è soli, la cosa migliore da fare è tentare di nuotare lentamente, dirigendosi verso la terraferma con movimenti delicati, fino a raggiungere una presa sicura.
L’importante è essere raggiunti dai soccorsi prima che l’alta marea sorprenda intrappolati nel fango: i rari episodi di morte per annegamento nelle sabbie mobili sono avvenuti in circostanze di questo genere.
ASCIUTTI E PERICOLOSI. Un discorso a parte meritano le sabbie mobili “asciutte”, come i silos pieni di grano. Una caduta al loro interno può rivelarsi fatale: ad ogni espirazione, i granuli si ridispongono “rubando” spazio vitale alla cassa toracica, fino a comprimerla senza lasciarle alcuna possibilità di espansione per la respirazione.
Fonte: focus.it