I lavoratori inglesi dopo mesi di smart working tra le mura delle loro casette con moquette integrata, dicono not today al ritorno in ufficio alle stesse condizioni pre pandemia. Per scomodare i loro ossuti asses, raggiungendo la scrivania, chiedono 5mila e passa sterline in busta paga: l’equivalente di abbonamento annuale del treno per chi non vive in Leicester Square ma arriva con zainetto e schiscetta dal circondario londinese.
I colletti bianchi si ribellano e sfidano lo status quo. Questo almeno, quanto emerso da un sondaggio YouGov per Locatee di cui ha dato conto Bloomberg: solo il 17% dei lavoratori della City sarebbe disposto a farsi la sfacchinata in direzione office senza problemi; il 43% invece avrebbe bisogno di una giusta spintarella aka aumento (5mila sterline in città, 4mila nelle località situate nei pressi della Capitale).
Queste sarebbero le cifre utili a coprire gli spostamenti dei pendolari britannici. Il salario infatti, sebbene sia la prima voce a finire nel mirino di chi è in cerca di un impiego, è fondamentale tanto quanto la presenza del termine flessibilità: almeno 2 giorni a settimana di work from home.
Se vi sembrano pretese campate per aria, c’è chi come Howard Davies – capo della banca NatWest – ha ben chiaro il futuro del mondo del lavoro: “I giorni in cui 2.500 persone varcavano le soglie dei nostri uffici a Bishopsgate alle 8.30 e le riattraversavano alle 18.00 sono finiti. Stiamo cercando di organizzare il lavoro in modo che ci sia un numero minimo di giorni al mese nei quali bisogna stare in ufficio, poi dipenderà dai gruppi di lavoro; ma credo che non tornerà il tempo in cui si facevano cinque giorni di fila in sede”.
Fonte: imbruttito.com